Morire d'animalismo per difendere un circo
di Rino Cammilleri
Il fatto: domenica 16 marzo un circense è morto d’infarto dopo una rissa con un nutrito gruppo di animalisti.
è avvenuto a Rovato, in provincia di Brescia, dove il Circo di Praga
era assediato da ben tre giorni di fila dai contestatori. Questi, con la
solita coreografia di cartelli, striscioni, schiamazzi e insulti,
protestavano, tanto per cambiare, non tanto contro il maltrattamento, a
sentir loro, di bestiole, quanto contro l’essenza stessa dell’arte
circense, accusata di «sfruttamento» per il solo fatto di fare uso di
animali esotici nei suoi spettacoli. Com’è noto, indurre una foca a
battere le pinne per avere in cambio un’acciuga è «inumano» e un orso
deve essere lasciato, nel Parco degli Abruzzi, libero di far strage di
pecore. Così come una giraffa deve tornare nella savana a far da preda
ai leoni e questi ultimi devono poter sbranare cuccioli in santa pace
per indurre le femmine ad accoppiarsi con loro nell’«ecosistema», per la
gioia dei turisti armati di fotocamera.
La nuova sensibilità (di alcuni) vuole imporre, con le buone o con le cattive,
«bioparchi» al posto degli «zoo» (e qual sia la differenza, francamente
sfugge), distruggere tradizioni millenarie come i circhi equestri e le
fiere di San Firmino perché i poveri tori escono frastornati
dall’incornare la gente. Ma tant’è: il giacobinismo non muore mai;
quando resta orfano di un’ideologia, ne inventa un’altra, così che i
lottacontinuisti possano dare un senso alla propria, altrimenti inutile,
vita. Poiché la legge dà loro il diritto di «manifestare», se il
bersaglio delle loro manifestazioni si scoccia e cerca di reagire, ecco
che la parola passa agli avvocati, ai politici, ai testimonial che si
fanno sempre fotografare sommersi di cani e gatti, incuranti di zecche,
cimici e leptospirosi.
Il futuro è in questa fotografia: una donna incinta in piedi in metropolitana, e un cane accovacciato sul sedile.
Il secondo ha pagato il biglietto (sui treni è già così), la prima è
una malfattrice e ben le sta, perché sulla terra siamo in troppi. A
Rovato, il cinquantacinquenne Roberto Gerardi, stufo di perdere soldi
perché gli spettatori, visto l’assedio, stavano alla larga dal suo
circo, ha preso un megafono e ha cercato di protestare contro gli
assedianti. Ma, più quello spiegava le sue ragioni, più quelli alzavano i
toni e le urla. L’uomo a un certo punto non ci ha visto più ed è andato
ad affrontare i Paladini della Bestiola di persona. Ne è nata una rissa
e un animalista si è preso una manata in faccia. Naturalmente, gli
assedianti avevano cineprese al seguito e hanno filmato il tutto, così
annunciando: «I filmati dell’aggressione saranno ora consegnati al
nostro ufficio legale per le opportune valutazioni».
Peccato che il Gerardi, dopo tre giorni di fegato così,
subito dopo la colluttazione si sia sentito male. Infarto.
Immediatamente portato in ospedale, ci ha messo due giorni a morire. La
cosa, come annunciato dagli Amici degli Animali, finirà in tribunale,
pur se il povero disgraziato circense sarà contumace non per sua colpa.
Il giudice terrà conto della provocazione continuata e, ma sì,
aggravata? Eh, di questi tempi non è detto. Bisognerà vedere per quale
corrente di pensiero simpatizza il giudice. Povero Gerardi: se avesse
chiuso il suo circo, se avesse riportato a spese sue gli animali nella
jungla, se avesse licenziato in tronco tutti i suoi lavoratori, se
avesse rimborsato il prezzo dei biglietti, se insomma avesse accettato
di finire sul lastrico lui e le decine di dipendenti, e terminato per
sempre con una tradizione familiare vecchia di generazioni, sarebbe
ancora vivo.
Per Antonio Buccioni, presidente dell’Ente nazionale circhi, è il «primo martire dell’odio animalista contro i circhi».
Fabrizio Catelli, presidente del Partito animalista, invita a evitare
«strumentalizzazioni». Sta di fatto che quello è morto, e che ben altri
lai si sarebbero levati se a schiattare fosse stato uno della
controparte. Infatti, a parte «Il Foglio» e l’edizione locale del
Corsera, nessuno ha parlato del tragico evento. Chi qui scrive ha dovuto
cercare la notizia online (giornalettismo.com) su segnalazione,
privata, di un conoscente. Comunque, il politicamente corretto è tutto
grasso che cola a favore del famoso Cirque du Soleil, dove si esibiscono
solo umani, truccati, piumati, variopinti e volteggianti. Sì, ma perché
chiamarlo Cirque e non Gran Ballo Excelsior?