Secondo le statistiche del Journal of Sexual Medicine
i rapporti anali sono in aumento. La cosa appare quantomeno singolare
se non altro perché l'articolo che riporta la notizia dice, senza poi farne tanto mistero, che questo tipo di rapporti sono molto dolorosi in forza
del fatto che l'anello anale è un fascio di muscoli non predisposto
evidentemente a tale sollecitazione.
Quando penso ad alcuni tipi di
peccato mi faccio sempre più la convinzione che molti atti in oltraggio
a Dio oltre che dannosi per l'anima siano davvero demenziali.
Chi
subisce l'atto sodomita prova sofferenza finchè "non impara a gestire il
rapporto". Terrenamente parlando mi verrebbe spontaneo dire .".. va beh
contenti loro contenti tutti" ma essendo un umile e indegno servo di Dio
per il grande onore che ho di servirlo nel migliore dei modi a me
possibile mi tocca dire che quest'atto peccaminoso (e anche un pò fesso) è un abominio
per l'Altissimo e conduce alla perdizione eterna.
Riprendendo il
discorso del dolore è singolare la similitudine con le regole sataniche
della tradizione dei riti sabbatici, infatti i perversi che partecipano
ai suddetti riti orgiastici non provano alcun alcun piacere; il motivo è
ovviamente intuibile: i riti sono fatti per far contento il demonio non
per soddisfare piaceri. In pratica si tratta di un' ascesi al contrario.
E
così tornando alla stupidità dell'atto la donnao l'uomo che si
sottopongono fanno qualcosa che assomiglia ai riti per sacrificarsi per
maligno in quanto non solo l'atto è doloroso ma è pure in offesa a Dio.
Chi vuole avere una conferma terrena di quanto detto farebbe bene
a guardarsi "Le120 giornate di Sodoma" di Pasolini . In questo film gli aguzzini erano ben contenti di praticare la sodomia
piuttosto che l'omicidio perché come dice il monsignore venduto a satana
ad una delle vittime:
"Imbecille, come potevi pensare che ti avremmo ucciso. Non sai che ti
uccideremmo mille volte, fino ai limiti dell'eternità, se solo
l'eternità potesse avere dei limiti." ( la frase ovviamente si riferiva all'atto sodomita).
E' quantomeno poi indispensabile sapere che la Bibbia parla esplicitamente di sodomiti omicidi. E' il caso degli empi di Gàbaa.
Chi
ha la pazienza di leggersi la vicenda la trova qui di seguito, poi va
beh possiamo pure far finta che Dio non è contro l'omosessualità e ai
rapporti anali più in generale ma in tal caso dovremmo strappare diverse
pagine delle Sacre Scritture ma ho i miei seri dubbi che con la Bibbia
censurata avremmo molta fortuna quando ci presenteremo davanti
all'Altissimo il giorno del giudizio:
GIUDICI
In
quel tempo, quando non c'era un re in Israele, un levita, il
quale dimorava all'interno delle montagne di Efraim, si prese
per concubina una donna di Betlemme di Giuda. Ma la
concubina in un momento di collera lo abbandonò, tornando a
casa del padre a Betlemme di Giuda e vi rimase per quattro
mesi. Suo marito si mosse e andò da lei per
convincerla a tornare. Aveva preso con sé il suo servo e due
asini. Ella lo condusse in casa di suo padre; quando il padre
della giovane lo vide, gli andò incontro con gioia. Suo
suocero, il padre della giovane, lo trattenne ed egli rimase
con lui tre giorni; mangiarono e bevvero e passarono la
notte in quel luogo. Il quarto giorno si alzarono di
buon'ora e il levita si disponeva a partire. Il padre della
giovane disse: «Prendi un boccone di pane per ristorarti;
poi, ve ne andrete». Così sedettero tutti e due
insieme e mangiarono e bevvero. Poi il padre della giovane
disse al marito: «Accetta di passare qui la notte e il tuo
cuore gioisca». Quell'uomo si alzò per andarsene;
ma il suocero fece tanta insistenza che accettò di passare la
notte in quel luogo. Il quinto giorno egli si alzò
di buon'ora per andarsene e il padre della giovane gli disse:
«Rinfràncati prima». Così indugiarono fino al declinare
del giorno e mangiarono insieme. Quando quell'uomo
si alzò per andarsene con la sua concubina e con il suo
servo, il suocero, il padre della giovane, gli disse: «Ecco,
il giorno volge ora a sera; state qui questa notte; ormai il
giorno sta per finire; passa la notte qui e il tuo cuore
gioisca; domani vi metterete in viaggio di buon'ora e andrai
alla tua tenda».
Ma
quell'uomo non volle passare la notte in quel luogo; si alzò,
partì e giunse di fronte a Iebus, cioè Gerusalemme, con i
suoi due asini sellati, con la sua concubina e il servo.
Il
delitto degli uomini di Gàbaa
Quando
furono vicino a Iebus, il giorno era di molto calato e il
servo disse al suo padrone: «Vieni, deviamo il cammino verso
questa città dei Gebusei e passiamovi la notte». Il
padrone gli rispose: «Non entreremo in una città di
stranieri, i cui abitanti non sono Israeliti, ma andremo
oltre, fino a Gàbaa». Aggiunse al suo servo: «Vieni,
raggiungiamo uno di quei luoghi e passeremo la notte a Gàbaa
o a Rama». Così passarono oltre e continuarono il
viaggio; il sole tramontava, quando si trovarono di fianco a Gàbaa,
che appartiene a Beniamino. Deviarono in quella direzione per
passare la notte a Gàbaa. Il levita entrò e si
fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in
casa per passare la notte. Quand'ecco un vecchio
che tornava la sera dal lavoro nei campi; era un uomo delle
montagne di Efraim, che abitava come forestiero in Gàbaa,
mentre invece la gente del luogo era beniaminita. Alzati
gli occhi, vide quel viandante sulla piazza della città. Il
vecchio gli disse: «Dove vai e da dove vieni?». Quegli
rispose: «Andiamo da Betlemme di Giuda fino all'estremità
delle montagne di Efraim. Io sono di là ed ero andato a
Betlemme di Giuda; ora mi reco alla casa del Signore, ma
nessuno mi accoglie sotto il suo tetto. Eppure
abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e
vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i
tuoi servi; non ci manca nulla». Il vecchio gli
disse: «La pace sia con te! Prendo a mio carico quanto ti
occorre; non devi passare la notte sulla piazza». Così
lo condusse in casa sua e diede foraggio agli asini; i
viandanti si lavarono i piedi, poi mangiarono e bevvero. Mentre
aprivano il cuore alla gioia ecco gli uomini della città,
gente iniqua, circondarono la casa, bussando alla porta, e
dissero al vecchio padrone di casa: «Fà uscire quell'uomo
che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui». Il padrone di casa uscì e disse loro: «No,
fratelli miei, non fate una cattiva azione; dal momento che
quest'uomo è venuto in casa mia, non dovete commettere questa
infamia! Ecco mia figlia che è vergine, io ve la
condurrò fuori, abusatene e fatele quello che vi pare; ma non
commettete contro quell'uomo una simile infamia». Ma
quegli uomini non vollero ascoltarlo. Allora il levita afferrò
la sua concubina e la portò fuori da loro. Essi la presero e
abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; la lasciarono
andare allo spuntar dell'alba. Quella donna sul far
del mattino venne a cadere all'ingresso della casa dell'uomo,
presso il quale stava il suo padrone e là restò finché fu
giorno chiaro. Il suo padrone si alzò alla
mattina, aprì la porta della casa e uscì per continuare il
suo viaggio; ecco la donna, la sua concubina, giaceva distesa
all'ingresso della casa, con le mani sulla soglia. Le
disse: «Alzati, dobbiamo partire!». Ma non ebbe risposta.
Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare
alla sua abitazione.
Come
giunse a casa, si munì di un coltello, afferrò la sua
concubina e la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi;
poi li spedì per tutto il territorio d'Israele. Agli
uomini che inviava ordinò: «Così direte ad ogni uomo
d'Israele: E' forse mai accaduta una cosa simile da quando gli
Israeliti sono usciti dal paese di Egitto fino ad oggi?
Pensateci, consultatevi e decidete!». Quanti vedevano,
dicevano: «Non è mai accaduta e non si è mai vista una cosa
simile, da quando gli Israeliti sono usciti dal paese d'Egitto
fino ad oggi!».
NB:
Si deve far presente che il comportamento disdicevole del levita si
inquandra nel contesto storico del libro in cui viene fatto presente
che mancando un Re per Israele molti avevano comportamenti fuori da ogni
guida morale.