ESTRATTO DA "CONTRO IL BUDDISMO" di
ROBERTO DAL BOSCO
"Più che il lato oscuro del buddismo si dovrebbe parlare di un problema di
ordine pubblico.
E questo per le autorità civili ( che qualche volta mettono in galera i monaci
assatanati, come in California) come per la Chiesa, che ad oggi non ha sortito
la minima condanna per la crescente influenza planetaria di questo buddismo
demoniaco.
Il malinteso parte dalla natura del buddismo tibetano stesso. Esso si presenta
al mondo borghese come una punta della tradizione mahayana, ossia del grande
veicolo: è quella grande famiglia del buddismo che, oltre che sulla shunyata
(il vuoto come fondamento di tutte le cose) pone laccento sulla karuna (pietà
per gli esseri senzienti) e ha inventatolesistenzadi Bodhisattva e affini,
creature mitologiche dispensatrici di illuminazione (quando non della loro
rabbia punitiva).
Il buddismo tibetano invece si iscrive pienamente fra le scuole di buddismo
vajarajana (dal sanscrito, veicolo del diamante, veicolo del fulmine, veicolo
adamantino) o tantrayana, ossia veicolo del tantra. I tantra sono testi magici
composti sotto linfluenza delle correnti più perverse dellinduismo shivaita,
ovvero quello di chi adora Shiv, dio della distruzione, della danza e del
crimine. Secondo una leggenda, i tantra
buddisti furono scritti dallo
stesso Siddharta Gautama, che volle però tenerli nascosti per la loro potenza e
pericolosità.
Lilluminazione per il vajrayana non è infatti qualcosa per cui impiegare una o
più vite;la si può ottenere con luso di specifici rituali magici.
Non è esagerato affermare che per il vajarayana tutto si basa sulla sessualità.
La parola vajara , fulmine, attiene ad una virilità sacralizzata. Il vajara,
il fallo (lingam), trova la sua controparte nel fior di lotp (padma) o nella
campana (gantha), che rappresentano la vagina (yoni).
Nel Kalachakra tantra non si compie nientaltro che la sacra unione tra il
maschio dio Kalachakra (il signore del tempo) e la dea Vishvamata (regina della
notte). Il fine ideale di questi rituali è quello di ottenere lo stato di
Adi-Buddha, ossia di Buddha primogenio, principio androgino creatore di tutte
le cose, stato a cui il praticante può legittimamente aspirare. Lo yogin
diventa così mahasiddha, uomo dotato
di grandi poteri,che sono fisici e metafisici sia le creature mondane
(uomini bestie) che quelle trascendenti (demoni, spiriti) devono infatti
obbedire a c olui che è diventato pari (come assicurava il serpente del
giardino, erites sicut dei) al creatore delluniverso.
Gli incantesimi nei tantra sono di natura sessuale. Ve ne sono di tutti i
tipi,per ottenere una donna da usare per i riti, per schiavizzarla contro la
sua volontà ( per altro neanche tanto difficile : nello stato di meditazione
profonda si immagina la donna desiderata trafitta da un fiore- freccia), per
assumere le sembianze del marito così da poter godere delle prestazioni della
moglie senza che nessuno sospetti niente, per moltiplicarsi e poter così dar
piacere, su esempio del dio indù Krishna, a centinaia di vergini al contempo.
le donne che cooperano a questa cooperano a questa mostrousa teologia della
lussuria sono chiamate karma mudra , ovvero sigillo dellazione- né più né
meno inermi tappi per le mistiche operazioni del monaco.
Trattandosi di strumenti di saggezza, le femmine sono anchesse sottoposte ad
una tassonomia religiosa che ne valuta lutilità secondo la loro natura.
Ci si può servire delle kumari (8 anni) , della salika (12 anni), delle siddha
che hanno sedici anni anni e sono mestruate, delle balika (20 anni) e delle
bhadrakapalini (25 anni). Lama Gedun Chopel, morto nel 1951, metteva in conto che era possibile procurare danni
ai genitali delle mudra troppo giovani, per questo consigliava, specie sotto i
dodici anni, di nutrire la bambina con dolci e miele prima del rapporto.
Lo studioso di tantra Benjamin Walker descrive il rito della kumaripuja
(adorazione della vergine) con una ragazzina scelta e addestrata dal guru per essere denudata sullaltare, pregata ed
infine deflorata dal guru o da un suo sottoposto.
Su base numerologica, sono comunque da preferirsi quelle di 12 o 16 anni.
Tsongkapa (1357-1419), grande iniziatore della setta che fa capo al Dalai Lama
(Gelugpa), raccomanda luso delle ventenni solo quando per il bisogno non si
trova altro.
La tassonomia diventa sottilissima nel caso dei consigli di Naropa, che nella
sua introduzione al Kalachakra tantra racconta come le undicenni rappresentino
lelemento lelemento dellaria, le dodicenni lelemento del fuoco, le
tredicenni l acqua, le quattordicenni la terra, le quindicenni il suono, le
sedicenni il tatto, le diciassettenni il gusto, le diciottenni il concetto
della forma, le ventenni il senso dellolfatto. Come dargli torto quando indica
i pericoli connessi alluso di venti
trentenni, da lui chiamate dee dellira.
Dai 31 ai 38 anni le femmine da accoppiamento rituale sono descritte come dirette emanazioni di spiriti maligni, dai 39 ai 40 anni sono
immani manifestazioni dei demoni.
A livello pratico, le femmine sono
procurate ai monaci degli assistenti, e non mancano nel kalachakra tantra i
consigli pratici per ottenere la collaborazione anche senza il loro consenso: una volta provati
tutti i malefizi yogici possibili, le si ubriaca punto e basta."