APPARIZIONI DI SATANA NELLE LOGGE
- "A un pranzo presso il
duca di Frontignan, all'abate Giord, che metteva in ridicolo tutta la
teoria delle apparizioni sataniche, il duca sbottó : << Io vi dico
che l'ho veduto, il Dio del male, il principe della desolazione; e
aggiungo che io posso farvelo vedere!>>. L'abate vi si rifiutó
sulle prime, ma poi, vinto, accettó! Bendato, venne condotto, in
carrozza, fino al luogo delle apparizioni. Tutto ad un tratto, oltre al
fremitio di carne nuda sul pavimento cerato, sentí la voce di molti
uomini che parevano immersi in qualche orribile estasi; queste voci
dicevano: << Padre e creatore di ogni peccato e di ogni delitto;
principe e re di ogni angoscia e di ogni disperazione, vieni a noi, noi
ti imploriamo!>>. L' abate si strappó il fazzoletto che gli
bendava gli occhi. Dodici uomini di ogni etá, tutti in tenuta di gala e
appartenenti al miglior mondo, erano tutti prostrati sul pavimento con
le mani unite. Essi abbracciavano il pavimento; i loro volti, illuminati
da estasi infrnale, erano mezzo contratti, come se soffrissero, mezzo
sorridenti, come se nuotassero nella gioia di un trionfo. Il freddo
aumentó all'improvviso, e l'abate sentí la presenza di un nuovo venuto:
un Tredicesimo, che pareva venuto dall'aria, sotto i suoi occhi. Era
costui un giovane di una ventina d'anni, di alta statura, imberbe come
un giovinetto Augusto; i suoi lunghi e biondi capelli gli cadevano sopra
le spalle come quelli di una giovinetta. Le sue gote erano rosee e come
animate dall'ebbrezza e dal piacere; ma il suo sguardo era di una
tristezza infinita, di una disperazione profonda. L'abate era preso da
un terrore mortale; la mano destra si alzó goffamente e, quasi
meccanicamente, tracció un segno di croce sopra il petto. La visione
scomparve! I dodici adoratori tacquero e rimasero distesi gli uni presso
gli altri, come intirizziti e presi da debolezza. Dopo poco, si
levarono titubanti e trmitanti, guardando l'abate che, pure lui, si
sentiva privo di forze. Si direbbe che il Tredicesimo, sí bello,
intelligente, sí orgoglioso, melanconico e sí pieno di disperazione,
fosse lo stesso personaggio che le logge conoscono sotto il nome
d'Hiram, e che la Rivelazione divina chiama Satana, Lucifero, l'Angelo
decaduto della luce". (1)
(1) Leone Meurin, Frammassoneria
sinagoga di Satana, Siena, 1895, pp. 209-210. (Questo racconto apparve
sul Blackwood Magazine e riprodotto dal Pall Mall Gazette, sotto il
titolo di: Una apparizione autentica di Satana).
In basso una rappresentazione di Lucifero incredibilmente simile alle fattezze di questo episodio.