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Teresa Martin, ultima di nove figli, nasce il 2 gennaio del 1873 ad Alençon da una famiglia di artigiani profondamente credente. Teresina, da piccolissima, perde la mamma e così il padre dopo la morte della moglie e di altri quattro figli piccoli rimane la grande guida religiosa per le cinque figlie.
Rispettosa nell'amore per il papa' e affezionata in maniera particolare alle sorelle,Teresina stupisce sin da piccola per la sua propensione al sacro. Come attratta in maniera naturale a Dio, muove tutti i suoi passi sin dall'infanzia in funzione della sua futura vita religiosa. Lo zelo per Cristo la porta a sorpassare tutti gli ostacoli che le si interpongono tra lei e la sua vocazione di Carmelitana. Così a soli 14 anni convince il padre a portarla a Roma per parlare con il Santo Padre per avere l'autorizzazione di entrare nel Carmelo.
(Luigi Martin)
Leone XIII le dirà così:
" Va bene,voi entrerete se il buon Dio lo vuole."
E Dio lo volle, perchè entrò nel Carmelo grazie a Monsignor Reverony, all'età di quindici anni.
Nonostante nel convento ci fossero le due sorelle Paolina e Maria, Teresina cercò solo Gesù e ogni suo gesto a questo fine si conformò. In quella piccola comunità di sole 26 religiose, così, troverà la santità che si conquistò con la semplicità, con l'affetto incondizionato per le consorelle, per l'amore per la sua croce nella malattia e vivendo soprattutto l'aridità spirituale al pari del grande San Giovanni dell Croce.
Teresina muore giovanissima alla sola età di 24 anni, e nei tempi attuali in cui i ragazzi stentano a decidersi per Dio e seguire la vocazione a cui sono stati chiamati, la santa di Alençon risplende più che mai come una stella polare per tutta una generazione che vuole ritrovare alla luce della Fede il grande senso della vita in Cristo.
Un santo come San Pio X la definirà come:
«La più grande santa dei tempi moderni»Benedetto XV velocizzerà il suo processo di beatificazione, Pio XI la riterrà la "Stella del suo pontificato" e la proclamerà santa il 17 maggio del 1925.
Ma il percorso di riconoscimento della grandezza di Teresina non finisce ancora:
Pio XI la fa divenire Patrona delle Missioni , unitamente a san Francesco Saverio, e ancora insieme ad un'altra grande santa, Giovanna d'Arco, Pio XII la fa patrona della Francia il 3 maggio 1944. Il 19 ottobre 1927 il Beato Giovanni Paolo II la proclama Dottore della Chiesa pronunciando, davanti a più di 80000 persone venute da tutto il mondo e riunite in San Pietro, queste parole:
"A nessuno sfugge che oggi si sta realizzando qualcosa di
sorprendente. S.Teresa dì Lisieux non ha potuto frequentare una
università e neppure studi sistematici. Morì in giovane età, e tuttavia
da oggi in poi sarà onorata come Dottore della Chiesa, alto
riconoscimento che la innalza nella considerazione dell'intera comunità
cristiana, ben al di là di quanto possa farlo un titolo accademico".
I tratti di un umile suora per un grande ruolo, dovevano essere riconosciuti in un mondo sempre assillato dalla presenza di segni straordinari per riconoscere negli uomini la presenza di Dio, e così San PIO X ripeteva a chi gli diceva che non aveva fatto nulla di particolare per essere considerata una grande santa: "La sua
estrema semplicità è la cosa più straordinaria e degna di attenzione in
quest'anima. Ristudiate la vostra teologia".
Così anche per Benedetto XV tutto il mondo doveva conoscere la santità nell'ordinario di Santa Teresina:
"L'infanzia spirituale è formata da confidenza in Dio e da cieco
abbandono nelle mani di Lui [...]. Non è malagevole rilevare i pregi di questa
infanzia spirituale sia per ciò che esclude sia per ciò che suppone. Esclude
infatti il superbo sentire di sé; esclude la presunzione di raggiungere con
mezzi umani un fine soprannaturale; esclude la fallacia di bastare a sé
nell'ora del pericolo e della tentazione. E, d'altra parte, suppone fede viva
nella esistenza di Dio; suppone pratico omaggio alla Potenza e Misericordia di
Lui; suppone fiducioso ricorso alla Provvidenza di Colui, dal quale possiamo
ottenere la grazia e di evitare ogni male e di conseguire ogni bene. Sono così
mirabili i pregi di questa infanzia spirituale, tanto se si considera nel lato
negativo, quanto se si mira nel positivo, che non reca meraviglia averla il
Divino Maestro additata come condizione necessaria per conseguire la vita
eterna [...]. Ma donde quella copiosa messe di meriti? Dai frutti meravigliosi
maturati nel giardino dell'infanzia spirituale. Donde questo ampio corredo di
dottrina? Dai segreti che Dio rivela ai pargoli [....]. In meno di cinque anni
apparve piena di meriti; e sebbene alunna di un ordine religioso in cui il
serto dei dottori è vanto anche del sesso debole, non fu nutrita di forti
studi, eppure ebbe tanta scienza che conobbe per sé e seppe additare anche ad
altri la vera via della salute [...]. Auguriamo che il segreto della santità di
Suor Teresa di Gesù Bambino non resti occulto a nessuno".
Eppure santa Teresina diceva di sè
"Io mi considero come un uccellino debole, coperto di un po' di piu ma lieve; non sono un'aquila,
ho dell'aquila soltanto gli occhi e il cuore perché, nonostante la mia
piccolezza estrema, oso fis sare il Sole divino, il Sole dell'Amore, e
il mio cuore prova tut te le aspirazioni dell'aquila... Luccellino
vorrebbe volare verso quel Sole che affascina gli occhi, vorrebbe
imitare le aquile, sue sorelle che vede elevarsi fino alla divina dimora
della san tissima Trinità... Ahimè! Tutto quello che può fare, è
sollevare le sue alucce, ma volar via, questo non è nelle sue piccole
pos sibilità. Che ne sarà di lui? Morirà di dolore vedendosi così
impotente? No! Luccellino non se ne affliggerà nemmeno. Con un
abbandono audace vuol fissare ancora il suo Sole divi no: niente gli fa
paura, né vento, né pioggia, e se le nuvole pesanti nascondono l'Astro
d'amore, l'uccellino non cambia posto, sa che di là dalle nubi il Sole
splende sempre, che la sua luce non si offuscherà nemmeno per un attimo.
"
O ancora....
Il pennellino di Dio
"Se
la tela dipinta da un artista potesse pensare e parlare, certamente non
si lamenterebbe di essere toccata e ritoccata senza posa da un
pennello, e non invidierebbe nemmeno la sorte di questo strumento,
perché saprebbe che non al pennello ma all'artista che lo maneggia ella è
debitrice della sua bellezza. Il pennello da parte sua non potrebbe
gloriarsi del capolavoro che ha fatto, sa bene che gli artisti non sono
impacciati, che ridono delle difficoltà e si compiacciono di sce gliere
talvolta strumenti deboli e difettosi. Madre amata, sono un pennellino
scelto da Gesù per dipingere l'immagine sua nelle anime che lei mi ha
affidate. Un artista non si serve di un pennello solo, gliene occorrono
alme no due: il primo è il più utile, con esso dà le tinte generali,
copre completamente la tela in poco tempo; l'altro, piccino, gli serve
per i particolari. Madre mia, ella mi raffigura il pennello prezioso di
cui Gesù si serve con amore quando vuol fare un grande lavoro nell'anima
delle figlie, e io sono quello piccolissimo che egli si degna usare
dopo, per le minime rifiniture."
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